Descrizione
In antichità i Comuni non possedevano propri stemmi. Neppure i comuni della valli bergamasche che formavano unità valigiane autonome politicamente e amministrativamente, dirette da un Cosiglio di Valle sino alla caduta della Repubblica Veneta nel 1797.
Successivamente neppure con Napoleone nè con l'Impero austriaco si pensò ad uno stemma.
Solo con l'unità d'Italia alcuni comuni ripristinarono stemmi feudali, altri ne composero dei nuovi, ma Erve è sempre rimasto senza anche quando una disposizione legislativa faceva obbligo di possederne uno.
Quello che si propone è strettamente legato alla storia e alla tradizione del paese.
Esso è tagliato. Di rosso il primo con giglio di Francia d'argento, d'azzurro il secondo con ponte in sasso, al naturale.
Il rosso ed il giglio di Francia ripete uno degli elementi dello stemma dei Valsecchi, come ce lo riporta il manoscritto del Cremosano presso l'archivio di stato di Milano. Il colore rosso ( in araldica, il primo dei colori proprio dei re e dei principi) si addice a quei nobili francesi, forse di stirpe reale, che furono i fondatori del paese. Il giglio d'argento, pur ricordando nuovamente l'origine francese dei Valsecchi, è anche il fiore assunto come contrassegno dalla parte guelfa nel Medioevo.
Così anche l'azzurro della seconda parte dello stemma. Sappiamo infatti che questo colore era distintivo dei Guelfi nei tornei. Araldicamente poi, l'azzurro sta ad indicare devozione, fedeltà, fortezza, tutte virtù civili che in ogni temo sono rifulse in questa terra, tra questa gente semplice, forte, devota e fedele.
I ponte, che riproduce quello esistente sul Galavesa di fronte alla casa comunale, forse del 1500, è certamente il più antico di quelli esistenti ed anche il più artistico e sta ad indicare la caratteristica del paese che si è venuto a formare lungo il corso del torrente e a ricordare l'antico dominio della Serenissima Repubblica di Venezia dal lontano secolo XIV al 1797.
Erve, o Valderve come era chiamato in passato l'abitato, in riferimento all'omonima Valle in cui è localizzato, si raggiunge percorrendo la strada in accentuato pendio che da Rossino sale verso le pendici del Monte Resegone e costeggia il burrone a picco sul torrente Gallavesa.
Il paese, situato ad una altitudine media di 600 metri e diviso longitudinalmente dal torrente Gallavesa, è caratterizzato da numerosi ponti che congiungono le case dell'una e dell'altra riva, conferendo all'abitato un aspetto urbanistico molto singolare.
Tra le numerose frazioni, Nesolio, collegato solo recentemente con una nuova strada agro-silvo-pastorale, pare sia stato il primo insediamento della Val d’Erve; una memoria manoscritta del XIX secolo, conservata presso l'Archivio Parrocchiale, fa cenno alla tradizione per cui una prima presenza umana a Nesolio risalirebbe addirittura all'epoca franca.
L'esistenza dell'abitato di Erve è confermata da documenti del XV secolo: nel 1419, quando i rappresentanti dei Comuni della Valle San Martino, che già dal 1359 si erano uniti per meglio trattare con la città di Bergamo, si recano a Milano per giurare fedeltà al nuovo signore Filippo Maria Visconti, gli Ervesi sono rappresentati da un abitante di Rossino.
Erve è poi citata fra le "terre, luoghi, ville e comuni" della Val San Martino negli Statuti della valle stessa, risalenti al 1435. A partire dal 1428 il piccolo abitato alle pendici del Resegone entra nell'orbita della Repubblica di Venezia: iniziano cosi le contese riguardo al confine fra Stato di Milano e Stato Veneto, che si protrarranno per secoli, finché nel Settecento l'occupazione dell'Italia settentrionale da parte dei Francesi guidati da Napoleone, porterà alla nascita della Repubblica Cisalpina.
Erve, dopo aver fatto parte del Dipartimento della Montagna dell'assetto territoriale definitivo del Regno d’Italia è assegnato al Dipartimento del Serio, Distretto di Bergamo, Cantone di Caprino.
Successivamente, sempre come comune autonomo, entra a far parte della provincia di Bergamo e soltanto nel 1992 viene accorpato, insieme a tutti i comuni della Valle San Martino, alla neonata provincia di Lecco.
Per quanto riguarda l'economia del paese, trattando delle rarità naturali che caratterizzerebbero la zona, il Dizionario odeporico o sia storico -politico - culturale della provincia bergamasca parla dubitativamente della scoperta di una miniera d'oro presso una roccia fra Rossino ed Erve, non scavata per la scarsezza della vena. In realtà le principali fonti di sostentamento degli abitanti erano un tempo la raccolta delle castagne e l'allevamento del bestiame, che d'estate era condotto al pascolo negli alpeggi in quota.
Negli Statuti della Val San Martino, Erve è registrata come terra povera e per questo autorizzata all’allevamento delle capre, mentre i legati e le donazioni alla parrocchia dimostrano l'esistenza di un'economia soprattutto agricola: dalla raccolta delle castagne o del fieno si ricavava il denaro necessario per opere di fede, mentre dalle noci veniva estratto l'olio per l'illuminazione della lampada del Santissimo Sacramento.
Durante tutta la sua storia le precarie condizioni di vita costringono la popolazione di Erve ad emigrare: inizialmente si tratta soprattutto di tornitori e carbonai che si muovono verso Venezia, ma questo flusso migratorio tende ad arrestarsi nell'Ottocento.
Nel corso del XX secolo si assiste ad un nuovo consistente spostamento di popolazione verso Calolziocorte, Lecco e Milano, ma anche Svizzera e Francia, in cerca di migliori condizioni di lavoro.
Le due Guerre Mondiali mettono a dura prova le già difficili condizioni di vita degli abitanti.
Negli anni '40 vengono precettati fieno e foraggio per necessiti belliche, si procede al censimento dei pollai in quanto parte della produzione di uova deve servire per l'esercito, mentre per sopperire al fabbisogno di carne della popolazione, il Prefetto di Bergamo autorizza la caccia di alcune specie di uccelli.
Tuttavia nel XX secolo un importante traguardo raggiunto a Erve è la costruzione di una nuova strada di accesso al paese.
Dopo che a fine Ottocento se ne era dovuto abbandonare il progetto a causa di un impegno economico che il Comune non poteva sostenere, nel settembre del 1911 viene aperta la nuova strada provinciale carrozzabile da Rossino a Erve: fino a quel momento per la località del Corno, più a monte della nuova strada, passava una mulattiera che portava a Rossino, mentre l'unica altra via di comunicazione per il paese era la mulattiera da Saina a Somasca. Nel 1956 la strada viene asfaltata.
Nella seconda metà del XX secolo Erve diventa oggetto delle attenzioni dei turisti, luogo di villeggiatura per milanesi e brianzoli, attirati soprattutto dalla tranquillità del luogo e dalle bellezze naturali e paesaggistiche. Ancora oggi numerosi amanti della montagna scelgono Erve come punto di partenza per le loro escursioni.
LA STRADA DI ERVE
Dalle dirupate pendici del caratteristico Resegone di Lecco si staccano dei contrafforti che dirigonsi verso Calolzio, gradito soggiorno di villeggiatura a meno di un'ora di ferrovia da Milano, e vi formano un vallone profondo e scosceso che prende il nome d' Erve dall'unico villaggio che vi si incontra, e nei cui inesplorati burroni scorrono le copiose acque della Gallavesa, il turbinoso torrente che fornisce l'energia elettrica per l'illuminazione dei paeselli di quella plaga.
Le naturali bellezze di questa tipica valle, la spaventosa ripidità delle pareti di roccia che la delimitano, l'insolita angustia delle tenebrose forre nel cui fondo scorrono le spumeggianti acque del torrente, i baratri vertiginosi che s'aprono nell' alveo roccioso, danno a questo vallone un aspetto cosi selvaggio e imponente, da destare meraviglia ed ammirazione in quanti lo visitano, e da non temere il confronto colla tanto decantata Via Mala svizzera.
Per raggiungere il ridente paesello di Erve, che trovasi alla sommità del vallone in una verde conca a cui fanno sfondo le scoscese pareti del Resegone si segue una ripida mulattiera che da Rossino, l'ultimo villaggio dove arriva la carrozzabile che lo unisce alla stazione ferroviaria di Calolzio, s'inerpica sopra uno sperone montuoso che sbarra a picco la valle e guadagnatane la cresta, ridiscende nelle praterie che circondano le casupole raggruppate intorno alla vecchia chiesa.
Fino dal 1875 l'ing. Palvis aveva pensato a migliorare ed accorciare questa strada studiando un nuovo tracciato che, invece di superare lo sperone montuoso, lo girasse sul fianco, scavando nella roccia a picco la nuova sede stradale: ma difficoltà tecniche ed economiche ne avevano ostacolata l'esecuzione e per quanto nel 1901 una compagnia di valligiani si fosse accinta all'impresa, non ne era venuta a capo.
Finalmente nel 1907, mercè i vantaggi portati dalla legge del 1903 per le strade d'accesso alle stazioni feroviarie, fu possibile riprendere i lavori, ampliandoli in modo che la stessa, dapprima progettata come semplice mulattiera, diventasse carrozzabile e dopo quattro anni di fatiche e colla dolorosa perdita di cinque poveri operai, la bellissima carrozzabile è oggi ultimata, e su una lunghezza di tre chilometri, più di uno è letteralmente scavato nella viva roccia ed a picco sul sottostante profondo burrone.
A festeggiare questa vittoria dell'operosità di quei buoni valligiani, convennero ad Erve la prima domenica di settembre le principali autorità comunali e provinciali del luogo, unitamente ad una grossa falange di ciclisti, escursionisti, alpinisti e automobilisti, cordialmente ricevuti dal sindaco Valsecchi, attorniato dai membri dell'amministrazione comunale e dalla popolazione restante.
Quando l'on. Silvio Crespi, il deputato del collegio di Caprino di cui Erve fa parte vi arrivò in automobile, seguito poco dopo da lunghe schiere di ciclisti, di escursionisti, trovò tutte le case imbandierate, e dopo un servizio religioso in suffragio delle anime delle vittime della strada, tutta la popolazione col clero in testa e colle autorità ivi convenute si recò processionalmente a benedire la grandiosa opera, che costò tanti anni di rude lavoro e una spesa di poco inferiore alle duecentomila lire.
Con questa nuova carrozzabile l'accesso al ridente paesello di Erve è di molto agevolato e quando sarà attivata la trazione elettrica sulla linea Milano-Lecco, si potrà arrivare a Calolzio in poco più di mezz'ora, e di là, con un opportuno servizio di automobili, ad Erve in una ventina di minuti. Allora quel fortunato villaggio potrà diventare uno dei più graditi e comodi luoghi di villeggiatura per i buoni milanesi, che potranno sfuggire l'afa della città ed andare a ritemprarsi le forze in una località dove, alla dolcezza del clima, va unita l'incomparabile bellezza della natura, e la gentilezza degli abitanti.
COME RAGGIUNGERCI
In macchina:
Da LECCO: raggiungere Calolziocorte, al semaforo in centro svoltare a sinistra seguendo le indicazioni per Erve, continuare sempre su questa strada, dopo circa 3 Km. svoltare a sinistra sulla SP181, proseguire per circa 1,5 Km. entrata in ERVE
Da BERGAMO: Prendere la SPEXSS671 in direzione LECCO COMO MILANO, prendere l'uscita in direzione SS342 LECCO-COMO-BONATE SOPRA prendere SPEX342. A Prezzate, alla rotonda prendere la 3 uscita: SPEXSS342. proseguire per 15 km. quindi, raggiunto Calolziocorte, al semaforo in centro girare a destra seguendo le indicazioni per Erve, continuare sempre su questa strada, dopo circa 3 Km. svoltare a sinistra sulla SP 181, proseguire per circa 1,5 Km. entrata in ERVE
Da MILANO: Uscire da Milano. Continuare su viale Rubicone. Girare a destra A4/E64 in direzione AUTOSTRADE - CORMANO - BRESSO. Continuare su A4/E64 in direzione di A4 MILANO - VENEZIA. Continuare a destra in direzione di VENEZIA - TANGENZIALE EST. Prendere l'uscita in direzione CINISELLO BALSAMO - SESTO SAN GIOVANNI. Attraversare Cinisello Balsamo girare a destra SP5 direzione di SS36 MONZA - LECCO. Continuare per 40 Km. Prendere l'uscita in direzione SS342 LECCO - BIONE - BERGAMO - VENEZIA. Continuare per 5 Km. raggiungere Calolziocorte, al semaforo in centro girare a destra seguendo le indicazioni per ERVE, continuare sempre su questa strada, dopo circa 3 Km. svoltare a sinistra sulla SP 181, proseguire per circa 1.5 km. entrata in ERVE.
In pullman:
Da CALOLZIOCORTE: partenza dalla stazione (Via Antonio Stoppani) con Linee Lecco in direzione Erve. Di seguito il link per visualizzare gli orari: https://lineelecco.it/trasporto/